Ghiande
" Le ghiande costituiscono ancora oggi una risorsa alimentare per molti popoli, anche in tempo di pace. Per di più, in caso di scarsezza di raccolto di cereali, dalle ghiande seccate e macinate si ricava una farina che viene impastata per farne una sorta di pane; anzi nelle province di Spagna, ancor oggi si annovera tra i secondi piatti una preparazione a base di ghiande.
Tostate nella cenere hanno un sapore più dolce. Inoltre una tra le leggi delle XII tavole si preoccupava di consentire la raccolta delle ghiande su terreno altrui.
Le ghiande di faggio hanno una certa forma, quelle di quercia e di leccio un’altra e ci sono differenze anche all’interno della stessa specie a seconda della varietà.
Le più dolci di tutte sono le ghiande di faggio, tanto che, a quello che riferisce Cornelio Alessandro, gli abitanti di Chio riuscirono a resistere all’assedio cibandosi di esse.
Il faggio ha una ghianda che somiglia ad un nòcciolo ed è racchiusa in un guscio triangolare.
Quasi tutte queste piante danno un raccolto un anno si ed uno no, ma specialmente il faggio segue questa alternanza.
Quella che viene propriamente intesa come ghianda cresce sul rovere, sulla quercia (probabilmente Quercus peduncolata ndr) , sul farnetto, sul cerro, sul leccio e sulla quercia da sughero . La ghianda è contenuta in una cupola ruvida che la avvolge per un’estensione maggiore o minore a seconda della specie.
La ghianda della quercia è la migliore e la più grande, quella del farnetto viene seconda. La ghianda del rovere è piccola, mentre quella del cerro è scabra, ispida e ha la cupola spinosa come quella della castagna".
Gaio Plinio Secondo detto Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, I Sec. d.C.
Immagine di ghianda, foto di Randi Hausken, Norway, Wikimedia Commons
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