La riproduzione delle piante
<<... La natura, lo sai, usa modi diversi per riprodurre gli alberi. Alcuni crescono spontaneamente senza che l'uomo se ne occupi e invadono sino al possibile la pianura e le anse dei fiumi, come il delicato vétrice, le ginestre flessibili, il pioppo e i salici che sbiancano tra foglie verdemare; e parte nasce da semi caduti, come gli alti castagni, il rovere gigantesco che in onore di Giove si copre di foglie, e le querce che i Greci vogliono profetiche. Ad altri pullula dalle radici una propaggine fittissima, come ai ciliegi e agli olmi; anche l'alloro del Parnaso da giovane si annida sotto l'ombra accogliente della madre. Questi i mezzi che fornì la natura: ogni specie di pianta, di arbusto e di albero sacro cresce così. Ma ve ne sono altri che solo l'esperienza ha scoperto nel suo evolversi: vi è chi, tagliando i germogli più teneri dall'albero materno, li sistema in filari e chi interra nei campi piantine di serra, quattro pali in croce e pertiche acuminate. Alcune piante attendono che la loro cima venga infossata ad arco, perché i propri virgulti nascano dalla stessa terra; ad altre non servono radici e senza esitare il contadino recide, affidandoli alla terra, i rami più alti. Anzi, è quasi incredibile, persino dai tronchi ridotti a schegge, dal legno secco spuntano le radici dell'ulivo. E di norma si vedono rami di un albero mutarsi senza traumi in quelli di un altro, un pero produrre mele d'innesto, corniole di pietra avvolgere di rosso i susini. E ora avanti, agricoltori, imparate le colture proprie a ogni specie e usandole addolcite i frutti selvatici, perché la terra non resti inattiva.>> (Publio Virgilio Marone, Georgiche, II) Immagine: particolare di un affresco della Villa di Livia (40-20 a.C.)